Anagni negli occhi di un bambino

Un rullo di tamburi, un cavaliere, ed un anello. La folla festante a sostenere la propria contrada.
Piccole distanze separano Piscina e Trivio, Colle Sant’Angelo e Palazzo, non c’è astio né campanilismo. Solo una folla festante che segue con la testa la corsa del cavallo, poi l’applauso e la gioia, soprattutto negli occhi dei bambini attoniti e smarriti di fronte alla potenza ancestrale di quegli animali.

Tra quei bambini c’ero anche io, facevo il tifo per Piscina, una contrada poco vincente ma questo non importava. Bastavano il rullo dei tamburo, il rumore degli zoccoli, le bandiere lanciate in alto e gli applausi al cavaliere, figura aristocratica davanti alla quale noi vedevamo incarnata l’idea fiabesca e mitologica del guerriero.

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Le sfilate delle contrade che precedevano i giochi, erano capaci di trascinarmi in un passato che non avevo vissuto ma che sentivo fortemente mio, presente. Gli abiti tradizionali, i fiori, le damigelle ed i cardinali, i giullari e le principesse, i re e le regine erano figure di viva testimonianza. Con naturalezza ci raccontavano una storia, un mondo ormai scomparso che veniva rievocato ma, agli occhi di un bambino, non c’era simulazione alcuna, non si vedevano sotto il vestito del re il fornaio di Tufoli o l’edicolante di Porta Cerere ma vera aristocrazia che con eleganza sorrideva consapevole che erano per te, figure a cavallo tra mito e leggenda.

Con il passare degli anni ho cominciato a chiedermi cose diverse: che storia avesse la Cattedrale davanti alla quale mio nonno si sedeva sempre, per quale motivo sulla facciata figurano volti animaleschi, chi è perché ha ricevuto questo famoso “schiaffo”, perché i francesi ad Anagni catturarono il Papa.

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Domande che solo con il tempo hanno avuto una risposta.
Ed ora, grazie a quelle risposte che sono i tasselli dell’antica storia di Anagni, quelli che erano gli occhi di un bambino, riescono a vedere come prima, forse meglio, nel nobile cavaliere, nella bianca cattedrale, nel monumento della Piazza non più un mondo fiabesco ma un’immagine viva di qualcosa che c’è stato e che, in parte, continua ad esserci. Una magia che si rinnova e che non svanisce con l’età ma anzi si rinvigorisce e continua ad ardere nei nostri cuori.

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Questa storia sta dietro la scelta di scegliere Anagni, come meta per il viaggio della nostra Associazione. Una città che fu vero crocevia della storia

Andrea Moi

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