Gianicolo. Dove l’Italia è risorta. Storie di uomini e monumenti sul colle di Roma

 

Ogni romano, per nascita o adozione, dovrà fare i conti tutta la vita con una difficoltà congenita, quella di riuscire a identificarsi integralmente con la città che la fortuna gli ha dato in sorte. L’identità ha bisogno di prossimità, di limiti. La vastità di Roma, più come idea che come metropoli, rende al contrario impossibile abbracciarla a pieno: un mosaico di città diverse, i cui abitanti si incontrano, possedendo però immaginari e riferimenti emotivi differenti. È in questa ricerca di senso collettivo che i singoli quartieri sopperiscono ad un’esigenza elementare quanto sentita: quella di appartenere ad un luogo. Lasciandoci alle spalle mesi di forzata inattività, camminiamo insieme nel verde del Gianicolo, dove macro e microstoria si incontrano. Dove i grandi del passato diventano “gente di quartiere”.

Faro degli italiani d’Argentina

Appartenere ad un luogo anche dopo averlo lasciato. Questo ci racconta la prima tappa della nostra passeggiata: il Faro degli Italiani d’Argentina, realizzato nel 1911, in occasione dei 50 anni dall’unificazione. Esso fu finanziato dagli italiani emigrati nel Paese sudamericano e progettato da Manfredo Manfredi, architetto e deputato liberale. L’edificazione dell’opera avvenne nella cornice dell’amministrazione comunale di Ernesto Nathan, capo della giunta “bloccarda” ed esponente di primo piano della Massoneria, il quale ricoprì anche la “gran maestranza” del Grande Oriente d’Italia. Dopo il secondo conflitto mondiale, il Faro venne riacceso da Evita Peròn nel 1947. Osservatorio privilegiato per la diaspora italiana e per i rapporti italo-argentini, nel 2006 venne apposta una targa in occasione del trentennale della dittatura militare di Jorge Rafael Videla: “Nunca mas! Mai più” essa recita.

Monumento ad Anita Garibaldi

Bastano pochi metri ed attraversare la strada per passare dall’Argentina al Brasile. Si trova infatti qui il Monumento ad Anita Garibaldi, inaugurato nel 1932 (50enario della morte dell’Eroe dei Due Mondi) e realizzato da Mario Rutelli. Ana Maria Ribeiro da Silva era morta nel 1849, nel corso del drammatico tentativo, in seguito alla caduta della Repubblica Romana, di raggiungere Venezia. Soltanto dieci anni dopo Garibaldi era riuscito a far trasportare la salma della moglie a Nizza. Nel 1931 Ezio Garibaldi, nipote del Generale, fu autorizzato dalle autorità francesi a far rientrare in Italia i resti della nonna. Inizialmente il corpo venne portato al cimitero genovese di Staglieno, al fine di condurlo successivamente al Verano. Per delle divergenze tra i discendenti dell’Eroe dei Due Mondi, tuttavia, Mussolini scelse di far seppellire i resti di Anita sotto il monumento a lei dedicato, dove riposano ancora oggi. La statua equestre ha una fortissima carica espressiva: ritrae infatti Anita su un cavallo lanciato al galoppo. Con la mano destra tiene una pistola e con il braccio sinistro il primogenito Menotti. Si tratta della riproposizione della fuga di Anita dal villaggio di Mostardas nel 1840: pochi giorni dopo la nascita di Menotti, infatti, gli imperiali brasiliani (contro cui erano in guerra i ribelli del Rio Grando do Sul) attaccarono il villaggio dove si trovava Anita. Essendo Garibaldi assente, ella fu costretta a fuggire per mettere in salvo lei ed il piccolo. Il giorno dell’inaugurazione del monumento, infine, venne arrestato Angelo Sbardellotto (poi condannato a morte), il quale voleva uccidere Mussolini durante il discorso in onore di Anita.

Costituzione della Repubblica Romana

Tornando dall’altro lato della strada, camminando tra i busti dei patrioti che difesero Roma dall’attacco francese del 1849, si giunge ad un muro dove è stata di recente incisa integralmente la Costituzione della Repubblica Romana. Composta da 69 articoli, essa fu proclamata dal Campidoglio il 3 luglio 1849, il giorno prima della definitiva sconfitta per mano dei francesi. La Repubblica era stata proclamata il 9 febbraio, in seguito agli eventi che avevano provocato la fuga di Pio IX dalla Città Eterna (24 novembre 1848) e lo svolgimento delle elezioni (21 gennaio 1849). Pressato dall’opinione pubblica cattolica e dalla volontà di anticipare un intervento austriaco, Napoleone III aveva fatto sbarcare il 25 aprile le sue truppe a Civitavecchia e, dopo la vittoria italiana del 30 aprile ed un attacco francese a sorpresa il 3 giugno (era infatti in vigore un armistizio che sarebbe scaduto solo il 4), riuscì a sconfiggere i rivoluzionari. Il muro della Costituzione Romana è stato realizzato nel 2011, per i 150 anni dalla proclamazione dell’Unità d’Italia.

Monumento a Giuseppe Garibaldi

Certamente il monumento più caratteristico è quello in onore di Giuseppe Garibaldi, che svetta sulla piazza omonima. Esso fu inaugurato il XX settembre 1895 (anche in questo caso in occasione di una ricorrenza, quella dei 25 anni dalla presa di Roma) e realizzato da Emilio Gallori. Inizialmente la statua equestre del Nizzardo era rivolta verso il Vaticano, a rimarcare l’anticlericalismo del personaggio e di una porzione consistente della classe dirigente postunitaria, a cominciare dall’allora presidente del Consiglio Franceso Crispi, che in quell’occasione pronunciò il discorso in onore dell’Eroe dei Due Mondi. Con la firma dei Patti Lateranensi, la statua venne “girata” per diventare meno minacciosa. Non fu l’unico intervento attuato dal fascismo, che rimosse anche una targa apposta dalla Massoneria alla base del monumento. Essa fu sostituita da un’altra inneggiante al regime, la quale, a sua volta, venne rimossa nel 1943 e sostituita da una nuova targa massonica. Nel settembre del 2018 un fulmine ha divelto una parte della base.

Monumento ad Angelo Brunetti detto Ciceruacchio

Proseguendo nella nostra passeggiata si arriva alla statua di Angelo Brunetti, noto come “Ciceruacchio” (espressione romanesca per “paffutello”, soprannome affibbiatogli in giovanissima età). “Capopopolo” romano durante l’elezione di Pio IX, egli fu prima ammiratore del pontefice e poi, una volta che questi aveva deluso le aspettative dei patrioti italiani, convinto sostenitore della causa repubblicana. Dopo la caduta della Repubblica seguì Garibaldi verso Venezia. Egli venne però arrestato dagli austriaci il 10 agosto 1849, insieme ai figli Luigi e Lorenzo e ad altri repubblicani, traditi da un oste, Fortunato Chiarelli. Furono tutti fucilati. Luigi era sospettato di aver ucciso il 15 novembre 1848 Pellegrino Rossi, primo ministro dello Stato Pontificio, la cui morte aveva provocato la fuga del papa. Lorenzo, invece, aveva solo 13 anni. La statua, realizzata da Ettore Ximenes, inizialmente aveva avuto diverse collocazioni in varie parti del Lungotevere. Nel 2011 è stata infine collocata sul Gianicolo. Essa ritrae Ciceruacchio ed il figlio tredicenne al momento della fucilazione. La scena è conosciuta a livello popolare anche grazie al film di Luigi Magni “In nome del popolo sovrano”.

Porta San Pancrazio / Museo della Repubblica Romana

Ancora pochi passi, superiamo le Mura e ci troviamo di fronte Porta San Pancrazio. Già in epoca romana si ergeva qui una delle porte della città. Essa fu tuttavia ricostruita da Marcantonio De Rossi alla metà del XVII secolo, venendo distrutta nel corso dei combattimenti del 1849 e ricostruita solamente dopo il ritorno del potere temporale della Chiesa, grazie ai lavori dell’architetto Virginio Vespignani. Il 17 marzo del 2011 è stato lì inaugurato il Museo della Repubblica Romana, alla presenza delle più importanti cariche dello Stato, frutto di un lungo percorso iniziato dopo il secondo conflitto mondiale.

Villa Spada e Villa del Vascello

Scogliera della villa del Vascello, nota anche come villa Giraud

Da qui si possono raggiungere alcune delle ville romane che furono protagoniste dei combattimenti del 1849. A Villa Spada, oggi sede dell’Ambasciata irlandese presso la Santa Sede, il 30 giugno venne ferito mortalmente il patriota lombardo Luciano Manara. Parimenti Villa Corsini (detta Casino dei Quattro Venti) fu oggetto di ripetuti attacchi da parte di francesi ed italiani per aggiudicarsene il controllo, fondamentale da un punto di vista strategico. Il 3 giugno proprio in questo luogo venne inflitta a Goffredo Mameli la ferita alla gamba che, malcurata, ne avrebbe poi causato la morte. Nel 1859 sul luogo della villa (distrutta durante i combattimenti di dieci anni prima) venne eretto l’Arco dei Quattro Venti. Una menzione particolare merita inoltre “Il Vascello” (anche conosciuto come Villa Giraud), anch’esso al centro dei combattimenti del 1849. L’edificio subì danni ingentissimi ed oggi dell’originale ne rimangono soltanto poche parti, come ad esempio la famosa “Scogliera”. Dagli anni Ottanta del Novecento Il Vascello è la sede centrale del Grande Oriente d’Italia.

Mausoleo Ossario Garibaldino

Per concludere il nostro percorso arriviamo infine allo splendido Mausoleo Ossario Garibaldino, progettato dall’architetto Giovanni Jacobucci ed inaugurato nel 1941 per rendere omaggio ai morti per Roma nelle diverse campagne risorgimentali. In un frangente storico in cui permaneva in Italia l’istituto monarchico, il fascismo decise infatti di non limitare il ricordo ai caduti della Repubblica Romana ma di estenderlo ai partecipanti delle campagne del 1867 e del 1870. Nella cripta è sepolto il poeta Goffredo Mameli. Morto il 6 luglio del 1849, il corpo venne portato alla Chiesa delle Stimmate. Dopo la fine del potere temporale della Chiesa, la salma del patriota genovese fu traslata al Verano nel 1872, fino, appunto, alla realizzazione dell’imponente Mausoleo. Sulla tomba sono incise le parole della madre Adelaide Zoagli: “Però il mio dolore è profondo e lo tengo sacro, è tutto per me. Cerco di essere degna del figlio. E d’una italiana, me lo divinizzo, lo considero come un martire, e come tale non lo piango”.

Per informazioni più dettagliate sulla storia della Repubblica Romana si rimanda al sito dell’Associazione Amilcare CiprianiComitato Gianicolo, da oltre 20 anni impegnata nella valorizzazione dell’epopea del 1849, tramite iniziative culturali, pubblicazioni, visite guidate e cura dei pannelli esplicativi: www.comitatogianicolo.it

Marco Valerio Solia

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