Quando gli alberi si sposano

di Maria Brugnoli (Rivista Il Nuovo Lavatoio)

Due alberi secolari, una quercia ed un cerro, addobbati con ghirlande di fiori (narcisi e ginestre) e legati da un grande velo di tulle bianco, vengono simbolicamente uniti in
matrimonio ogni 8 maggio presso l’eremo di Sant’Angelo sul Monte Fogliano (una delle vette della catena dei Cimini) nel comune di Vetralla. La suggestiva cerimonia viene chiamata “Sposalizio dell’albero”, che si celebra nello stesso periodo non solo in questa area della Tuscia, ma anche in altre zone dell’Italia le cui popolazioni hanno derivato questa usanza da antichi rituali pagani di culti arborei per la propiziazione della natura.

E quale periodo migliore dell’anno, se non il mese di maggio dedicato alla Dea Maja, nella tradizione pagana e nell’anniversario della apparizione di San Michele Arcangelo, nella tradizione cristiana, protettore per eccellenza di ogni oscura forza che impedisce una nuova crescita e fioritura? A Maja, da cui deriva il nome del mese di maggio, divinità italica, identificata anche ad una divinità (di derivazione greca) della costellazione delle Pleiadi e madre di Mercurio, era dedicata la festa della fecondazione arborea. Ma la tradizione dello sposalizio dell’albero appartiene soprattutto alla cultura dei Celti, che in primavera, per propiziarsi la fecondità della terra, tagliavano una giovane quercia e dopo averla abbellita, la esponevano al centro dei loro villaggi dedicandole una cerimonia che celebrava l’unione tra Cielo e Terra.

Alcune considerazioni scaturiscono spontanee al riguardo, ovvero: oltre al ceppo comune di tutte le antiche tradizioni, è possibile che lungo il percorso della Via Francigena, e Vetralla (Forum Cassii) che fu una delle tappe più importanti nel territorio viterbese situato su questo itinerario, i pellegrini che provenivano dalla Francia per arrivare a Roma, abbiano portato usi e costumi delle loro culture, interscambiandole con le popolazioni con cui entravano in contatto.

 

Tutto questo induce noi cittadini del mondo moderno a considerare quale ruolo svolgesse la natura nell’antichità e come in questo caso le piante di ogni sorta, le selve e i boschi venivano tutelati e rispettati perché ritenuti entità sacre. Non dimentichiamoci che proprio nel nostro territorio della Tuscia, abitata dagli antichi popoli Etruschi, il bosco e le sue piante (lucus o nemus) erano sacri e per nessuna ragione senza una finalità precisa andavano recisi, pena la vendetta degli dei. Lo svolgimento attuale dello Sposalizio dell’Albero, nei boschi antistanti all’eremo di S. Angelo, avviene oltre che per confermare lo stretto legame che unisce la popolazione alla natura, anche per rinnovare il possesso da parte della comunità vetrallese dei boschi di Monte Fogliano, un territorio che nel quattrocento era conteso anche dai viterbesi, fino a quando fu donato da Papa Eugenio IV a Vetralla.

L’atto di possesso del territorio, in quella occasione stilato, si ripete ogni anno per ribadire questo diritto di proprietà. Questa antica ricorrenza che si svolge in un panorama a dir poco incantevole merita di essere vissuta se non altro per godere della natura quasi miracolosamente incontaminata in questa parte della straordinaria catena dei Monti Cimini, in compagnia dei festosi abitanti del luogo.

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