Negli ultimi anni la città di Napoli si è arricchita di un altro gioiello, la nuova linea della Metropolitana. Le sue stazioni sono il frutto di un accurato e complesso processo di progettazione e i rivestimenti interni ne fanno tra le più belle al mondo, vincitrici di premi, citazioni e menzioni d’onore. La stazione Toledo della Metropolitana di Napoli, progettata dall’architetto catalano Oscar Tusquets, è la più bella d’Europa, secondo il quotidiano britannico Daily Telegraph e anche secondo un’autorevole classifica della CNN.
L’opera di scavo, orgoglio delle scuole di ingegneria italiane, invece si è aggiudicata il premio ITA – International Tunnelling Association – ovvero l’Oscar delle opere in sotterraneo, per la categoria “Uso innovativo degli spazi”, battendo le città di Gerusalemme e Sidney. Inoltre Napoli è la città italiana candidata ad ospitare il prossimo WTC (World Tunnel Congress).
Forse pochi sanno, però, che la storia di opere in sotterraneo nella zona di Napoli inizia già diversi secoli a.C. Al periodo tra il VII ed il VI secolo a.C. viene fatta risalire la costruzione dell’Antro della Sibilla, una galleria artificiale di epoca greco-romana a forma trapezoidale. La tradizione colloca in fondo a questa galleria la sala in cui poter trovare la Sibilla Cumana, famosa per i suoi oracoli, ma la sua reale funzione era di tipo militare, con scopo difensivo per la città ed il porto sottostante. L’intera struttura, rimaneggiata più volte nel corso dei secoli (si ricorda in particolare l’abbassamento del piano di calpestio) è lunga 131 metri, alta 5 e larga 2.5.
Alla fine del I secolo a.C., per velocizzare i collegamenti tra Neapolis e Puteoli, fu invece realizzata la Crypta Neapolitana.
Questa, chiamata anche Grotta di Posillipo o Grotta di Virgilio, è una galleria lunga più di 700 metri, interamente scavata nel tufo, tra Mergellina e Fuorigrotta, con un perfetto allineato ovest – est in modo tale che agli equinozi, all’alba ed al tramonto, all’oscurità e al buio si sotituissero riflessi di luce. La Crypta ospita le ossa del poeta Virgilio, a cui la tradizione attribuisce la costruzione stessa della galleria, avvenuta in una sola notte grazie alla sua potente arte magica! Essa rappresenta, invece, una sublime opera d’ingegneria civile di Cocceio.
Descritta da Seneca come angusta e buia, la grotta subì diverse modifiche ed allargamenti sia sotto gli aragonesi (che lasciarono diverse epigrafi ad indicare l’opera di profondo restauro) che da parte prima degli spagnoli e poi dei Borbone, fino ad arrivare alle ultime opere di consolidamento volute da Giuseppe Bonaparte a inizio XIX secolo, che dotò la galleria, storicamente buia, di un impianto di illuminazione con lampade a gas.
Ing. Laura Fantera – Associazione Radici nel Mondo